Uscire dalla Comfort Zone: il Coraggio di Sperimentare l’Ignoto delle Possibilità

8 | 06 | 22

La paura: un’emozione fondamentale

Sin dai tempi antichi conviviamo con una delle emozioni primarie più radicate, presente sia nel genere umano che nel regno animale: la paura.

Nell’essere umano la risposta alla paura si attiva in una piccola struttura presente nel cervello, appartenente al sistema limbico, costituita da diversi nuclei e la cui forma ricorda quella di una mandorla: l’amigdala.

Possiamo considerarla la centrale delle emozioni. Nel sistema nervoso, infatti, riveste il ruolo di responsabile nella funzione di regolazione del comportamento umano.

Come tutte le emozioni, anche la paura ha la sua utilità. Infatti, è connessa all’istinto di sopravvivenza, a volte è grazie a essa che abbiamo evitato di spingerci in situazioni di pericolo.

In più, attiva nell’organismo reazioni chimiche: le più immediate sono l’aumento del battito cardiaco e del ritmo respiratorio, a cui si uniscono altri riflessi che preparano all’eventuale fuga o lotta.

Provare paura è perfettamente normale, in quanto essere umano è fisiologico che tu la avverta.

 
Il disagio si crea quando permetti alla paura di divenire parte integrante o predominante del tuo comportamento.

L’isola felice: la comfort zone

La comfort zone (o zona di conforto) è un’area dove tutto appare familiare e tranquillo e da cui ci limitiamo a guardare, con il binocolo, l’immenso mare che ci circonda. La percepiamo sicura perchè la conosciamo, certi che nessuno possa toccarci. Agire al suo interno può contribuire a creare nella nostra mente illusioni e aspettative futuristiche che potrebbero non trovare effettivo riscontro nella realtà.

Ma la comfort zone può diventare anche terreno sterile dove non ci diamo la possibilità di poter mettere a frutto nuove esperienze. Questo perchè, fondamentalmente, è necessario raggiungere un certo grado di stress per aver la spinta a progredire, sperimentare, apprendere.

Vivere all’interno di quei confini, abilmente costruiti dalla nostra mente, non ci fa provare stimoli necessari ad attivare il desiderio di raggiungere obiettivi, con il rischio di arrivare a non sentirci appagati o realizzati.

La comfort zone è una mappa dei nostri script mentali, comportamenti ripetitivi inconsci (ad esempio il percorrere ogni giorno la stessa strada per recarsi al lavoro), appresi attraverso l’esperienza e registrati nella memoria procedurale, una forma di memoria a cui non possiamo consciamente accedere, collocata nella corteccia prefrontale.

Perchè succede questo?

Immagina il tuo cervello come un potente circuito elettrico, composto da neuroni collegati tra loro. Ogni volta che acquisisci qualcosa di nuovo questi neuroni dialogano, bio-chimicamente ed elettricamente, affinchè tu possa ricordare ciò che hai appreso.
Il cervello agisce per scorciatoie e difficilmente, una volta acquisita, metterai in discussione quell’informazione, dando origine a un automatismo, uno schema che tenderai a ripetere ogni volta che ci ti troverai in quella situazione o simile. Utile se pensi che questo sistema ti permette di non mettere la mano nel fuoco ogni volta se ne presenta l’occasione, ma cosa succede se quell’automatismo si è generato da informazioni o giudizi sbagliati?

Anche a seguito di questi automatismi, possono verificarsi situazioni in cui provare ansia diventa abitudine e sono le emozioni come la gioia o la felicità a rappresentare l’ignoto: provarle può arrivare a fare paura.

Hai mai sentito parlare della cherofobia?

Forse ricordi la canzone che, nel 2018, Martina Attili ha deciso di dedicare a questo tema e inizia così: “Come te la spiego la paura di essere felici, quando non l’hanno capita nemmeno i miei amici”.
Questa forma d’ansia può colpire anche gli adolescenti, viene descritta come il disagio percepito in assenza di problemi, al punto di farci temere il raggiungimento della felicità.

Attraverso il lavoro su di Sé, affiancati da una figura professionale in grado di fornire un supporto basato sulle tue esigenze, è possibile trascendere questi limiti, concedendosi la possibilità di sentirsi parte attiva dell’intero sistema formato da una moltitudine di strade che altro non aspettano di essere percorse.

Durante un’intervista, l’ex primo ministro britannico Churchill disse: “Non è vero che non mi accontento mai. Certo che mi accontento. Io mi accontento semplicemente del meglio”.

E tu, sei pronto/a ad affrontare il tuo meglio?

Il counselor può aiutarti ad uscire dai limiti della tua comfort zone.
Contattatami per un appuntamento!

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