Cherofobia: la paura di essere felici
Felicità? No grazie!
Sembra un paradosso, eppure la paura della felicità esiste e ha un nome: cherofobia.
Il termine deriva dal greco “chairo” che significa “rallegrarsi” e “phobia” che significa “paura”, traducibile in “paura a rallegrarsi”.
Non è un sintomo che compare nel DSM-V, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, ma potremmo definire la cherofobia come un
atteggiamento di avversione nei confronti di tutte le situazioni portatrici di emozioni positive. Una forma di ansia anticipatoria che si manifesta nella repulsione verso ciò che potrebbe accadere.
Ma perché la felicità fa paura?
Per rispondere alla domanda è necessario intraprendere un viaggio all’interno dell’animo umano, dimora di archetipi ed emozioni.
La cherofobia può essere interpretata come un autosabotaggio messo in atto dall’individuo che percepisce la felicità come territorio ostile da cui difendersi, anziché meta da esplorare.
Può essere confusa con la depressione, ma chi soffre di cherofobia evita volontariamente tutti gli eventi o le situazioni gioiose. Il motivo è da ricercare nella paura di perdere la felicità una volta raggiunta, come se una legge universale sottoponesse un pegno da pagare.
Possiamo tradurre il meccanismo alla base di questa sensazione con l’associazione felicità/paura della perdita.
In un periodo particolarmente felice della tua vita, ti sarà forse successo di sentire quella vocina che sussurra: “Aspetta! Mi sento felice, le cose stanno prendendo la giusta piega…dove sta la fregatura? Sicuramente qualcosa rovinerà tutto questo”
Chi vive costantemente questa condizione tende a isolarsi, evitando eventi sociali e convincendosi del fatto che provare felicità possa trasformare in persone peggiori.
L’origine della cherofobia
Consapevoli che ogni individuo affronta un percorso di vita e dispone del proprio personale bagaglio di esperienze, possiamo dire, in via del tutto generica, che questo disagio affonda le sue radici nell’infanzia. Le cause possono riguardare una perdita che, anche se non fisica, viene inconsciamente vissuta come lutto o una fase di felicità seguita da un evento traumatico, contribuendo a instaurare nel nostro cervello un’alterazione di associazione causale felicità/dolore.
Vivere la felicità è una colpa?
Assolutamente no!
Tutto l’Universo cospira affinchè tu sia felice.
La felicità è un evento che andrebbe assaporato e onorato, come merito e non come minaccia.
Chi la vive come tale è più predisposto a un eccesso di lamentela in grado di ridurre la capacità di problem solving, influenzando in maniera negativa i neuroni, come dimostrato da una ricerca della Stanford University.
La Cherofobia negli adolescenti
Sempre più teenager manifestano infelicità, oppressione, insofferenza e tra le cause troviamo l’eccessiva pressione psicologica a cui sono sottoposti, vittime degli stereotipi dettati anche dal mondo social, dove la perfezione è la regola. Si percepiscono inadeguati e sbagliati, tanto da presentare crisi di ansia o veri e propri attacchi di panico.
Vivono i cambiamenti positivi come eventi da evitare, tendono a non porsi domande temendo che nella risposta possa nascondersi il seme della tanto evitata felicità.
In questa delicata fase, il supporto di un professionista è indicato per comprendere cosa si nasconde dietro questa manifestazione e come affrontare insieme il percorso per elaborarla, riscoprendo così la spensieratezza nel sentirsi felicemente adolescenti.